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Urania. Quelli di Kaluiki.

Autore:
Editore: Arnoldo Mondadori Ed.
Data di pubbl.:
Collana: Coll.Urania,232.
Dettagli: cm.14x20,3, pp.127, tascabile, cop.ill.a col. Coll.Urania,232.

Abstract: Un'isola del Pacifico arida e deserta, alcune costruzioni in cemento, amianto, acciaio e legno, la sagoma lucente di un missile che si erge entro le sue incastellature col muso puntato al cielo come una sfida, sette uomini, due donne, e... Si, c'era qualcos'altro a Kaluiki. Qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Qualcosa, o qualcuno, arrivato lì in modo impossibile, perchè niente e nessuno avrebbe potuto approdare all'isola venendo dal mare, o scendervi giungendo dall'aria, senza che la imponente rete di sorveglianza tesa attorno a Kaluiki ne segnalasse tempestivamente la presenza. Eppure, sulla solitaria isola, tagliata fuori dal resto del mondo per tutta la durata del conteggio che deve portare all'ora Zero e all'esperimento del primo missile viaggiante a una velocità superiore a quella della luce, c'è una "persona" estranea. E pericolosa. Una specie di volontà che non arretra davanti a niente pur di raggiungere il suo scopo. Sui sette uomini e le due donne del Progetto Agnes grava un'invisibile minaccia, perchè il loro compito è quello di portare a termine il progetto, a ogni costo, e il compito del misterioso "estraneo" , che non è arrivato a Kaluiki né dal mare né dall'aria, è quello di impedire, pure ad ogni costo, l'esperimento.

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N. 249, 12 febbraio 1961. Milano, Arnoldo Mondadori Ed. 1961, cm.13x19, pp.127, brossura cop.ill.a col. Coll.Urania,249. Un solo mezzo avrebbe permesso all'uomo e alla donna di fuggire insieme dagli orrori della guerra atomica. Era un mezzo pericoloso, ma anche il pericolo era stato calcolato con precisione. Philip Calland non aveva trascurato niente durante i giorni e le notti allucinanti, trascorsi nel laboratorio sotterraneo, situato nella zona radioattiva di una Londra fatta ormai solo di rovine calcinate. Il brillante scienziato del 2400, che aveva promesso alla sua donna una vita sicura in un mondo sereno, aveva controllato tutti i circuiti della miracolosa macchina pensata dal genio di Loetze, aveva tenuto conto di tutto, e previsto tutto, tranne un piccolo particolare, proprio quello che avrebbe fatto piombare lui e Kay, soprattutto Kay, in un orrore più grande. E dal suo primo sbaglio ne nascerà un secondo, commesso questa volta in un mondo dove certi errori si pagano molto cari. E mentre Philip Calland continua a trascurare i particolari, troppo pratici perchè si affaccino alla sua mente scientifica, nella lontanissima Londra che lui ormai ha abbandonato, un altro uomo dovrà provvedere a chiudere "la porta" che lui, inavvertitamente, ha lasciato aperta.
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N. 223, 14 febbraio 1960. Milano, Arnoldo Mondadori Ed. 1960, cm.13x19, pp.127, brossura cop.ill.a col. Coll.Urania,223. Delaney è un giornalista americano che è stato temporaneamente ceduto dal suo giornale a una grande rivista inglese, il "View Magazine" con sede a Londra. A Londra c'è il Tamigi, e in questo fiume, come in ogni corso d'acqua che si rispetti, ogni tanto viene ripescato qualcuno, annegato o ancora vivo, uomo o donna, suicidi o ubriachi o vittime di incidenti. Un giornalista quindi non si emoziona molto quando succede una cosa del genere. Però il giorno in cui vede la fotografia di un uomo di mezza età disteso su una barella dopo essere stato ripescato dal Tamigi, Delaney se ne preoccupa, eccome. Se ne preoccupa tanto da mettersi in guai molto seri, perchè Delaney è fatto in modo che non esita a rischiare tutto per andare a fondo di un suo sospetto. E in quel particolare caso Delaney sospetta che l'uomo del Tamigi sia lo scienziato atomico Stephen Rayner. Ma il dottor Rayner sta lavorando tranquillamente nei laboratori dell'Istituto Brant. Ha qualche cerotto sulla faccia perchè è appena uscito da un incidente di macchina, ma questo non significa niente. Anche gli scienziati possono avere un incidente come chiunque altro. Eppure Delaney, più cocciuto di un mulo, continua a seguire il suo fiuto. I casi sono due: o ha messo le mani sul più grosso colpo giornalistico dell'anno, o sta commettendo il più colossale errore della sua carriera.
Note: Lievi segni d'usura al dorso.
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Milano, Arnoldo Mondadori Ed. 1969, cm.13x19, pp.162, brossura cop.ill.a col. Coll.Urania513. In fondo agli oceani c'è qualcuno, o qualcosa, che succhia l'acqua: la linfa vitale della Terra. Forse la colpa è stata nostra? Ma ora non c'è più tempo per i rimpianti. Ora bisogna cercare di salvare il salvabile. Charles Eric Maine - che con Wyndham, Christopher e Ballard è uno dei maestri del "cataclisma FS" all'inglese - riunisce in questa storia tutte le qualità del grande narratore realista che da "Crisi 2000" al terrore elettronico di "B.E.S.T.I.A." distinguono i suoi tredici romanzi pubblicati da Urania fino ad oggi.
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Milano, Arnoldo Mondadori Ed. 1971, cm.13x19, pp.162, brossura cop.ill.a col. Coll.Urania560. Immaginatevi un'anticamera non grande, un lampadario sferico, un attaccapanni qualsiasi, un tavolo con la posta in arrivo e in partenza, cui presiede un fattorino, rumori di telefoni e di macchine da scrivere. In questo locale si affacciano le redazioni del "Giallo Mondadori", di "Segretissimo" e di "Urania", e qui s'incrociano, nei loro andirvieni, i redattori e le segretarie delle tre riviste. Onestamente, non sapremmo a quale delle tre porte attribuire "L'uomo isotopo", dove gli elementi del romanzo poliziesco, spionistico e fantascientifico sono combinati e dosati con perfetta equanimità. Come presentare un "caso" così insolito? Ci vorrebbero tre presentazioni diverse, una scritta da noi, le altre dai nostri colleghi specialisti del suspense, degli sconosciuti ripescati nel Tamigi, dei giornalisti troppo curiosi, dei "gorilla" brutali e delle misteriose automobili nere che sfrecciano nella notte. E ci vorrebbero tre diverse copertine, di tre colori diversi. E invece del cerchio sarebbe forse più appropriato un triangolo equilatero... E' chiaro che esperimenti del genere non sono consentiti nemmeno a una rivista di fantascienza e i nostri lettori dovranno perciò accontentarsi di queste righe più o meno ortodosse.
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