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Le Dieu qui meurt.

Autore:
Curatore: Traduction française de Pierre Sayn.
Editore: Librairie Orientaliste Paul Geuthner.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.16,5x25, pp.VIII,317,(3), brossura (interni ingialliti per il tipo di carta, altrimenti copia in stato eccellente.)

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Traduction par Paul Hyacinthe Loyson. Paris, Linbrairie Paul Geuthner 1920, cm.20x27, pp.358, brossura
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#110665 Sociologia
A cura di Cristiano Camporesi. Roma, Donzelli Ed. 1996, cm.12x20,5, pp.240, legatura ed. sopracop.fig.a col. Coll.Biblioteca,21. "Siamo abituati a pensare alla superstizione come a un male assoluto, ingannevole di per sé e pericoloso nelle sue conseguenze. Che essa abbia portato gravi danni nel mondo è impossibile negarlo. Senza volermi atteggiare ad avvocato del diavolo e apparire davanti a voi tra fiamme bluastre e vapori sulfurei, vorrei tentare di elaborare ciò che, in maniera caritatevole, potrebbe essere definita una difesa attendibile di un cliente fortemente sospetto".(James George Frazer).Protagonista di questo testo, opera di uno dei padri fondatori dell'antropologia, è un'oggetto difficile da definire e analizzare, eppure sempre presente in ogni forma di società umana: la dimensione magica o, per dirla con l'autore del Ramo'd'oro, la superstizione. Partecipe dello spirito laico ed empirista dei suoi tempi, Frazer riteneva che lo sviluppo della civiltà procedesse dagli stadi inferiori a quelli superiori, attraverso tre diverse fasi: la magia, la religione e la scienza. Ci si aspetterebbe dunque una rigida condanna di ogni forma di magia. Avviene invece esattamente il contrario. In The Devil's Advocate (pubblicato per la prima volta nel 1909 col titolo Psyche's task e riedito nel 1913 e poi nel '28), Frazer dimostra come le forme del rispetto "superstizioso" per l'integrità altrui siano il cemento che tiene unite le istituzioni fondamentali della società, primitiva o moderna che sia: il governo, la proprietà privata, il matrimonio. È proprio il timore reverenziale del tabù che non può essere infranto il principale elemento di coesione dei raggruppamenti umani. Laureato in diritto, l'antropologo scozzese che mai esercitò la professione forense, si fa qui "avvocato del diavolo" delle pulsioni irrazionali dell'umanità, sostenendo che, lungi dal portare a un esito negativo, esse conducono a una maggiore integrazione sociale.Considerata da Bronislaw Malinowski e Marcel Mauss l'opera più importante di Frazer, e largamente letta e citata dai più grandi pensatori di inizio secolo, L'avvocato del diavolo viene qui per la prima volta proposta al pubblico italiano.

EAN: 9788879892841 Note: Copertina macchiata.
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London, Longman Group Ltd. 1970, cm.14x21,5, pp.XV-423, 4 cartine bn.nt. brossura cop.fig.a col. Coll.Paperback. A General History of Europe.
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#46778 Filosofia
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Firenze, s.Ed. e s.Stamp. 1984, cm.11x18, pp.70,(2), brossura Giuseppe Bencivenni Pelli (anche Giuseppe Pelli Bencivenni), ultimo esponente di una famiglia patrizia fiorentina estinta dopo la sua morte, rimase precocemente orfano di entrambi i genitori. Studiò all'Università di Pisa senza tuttavia conseguire il dottorato in diritto. Nel 1758 iniziò la sua carriera di funzionario granducale, entrando nella Segreteria di Stato del Granducato di Toscana. Nel 1775 fu nominato direttore della Galleria degli Uffizi, incarico che mantenne fino al 1793. Esponente dell'Illuminismo toscano, fu autore di numerosi scritti, saggi e dissertazioni sui temi dell'arte e della cultura. Successore dell'erudito Giovanni Lami alla direzione delle "Novelle letterarie", fu anche autore di un'apprezzata opera monumentale in 80 volumi intitolata "Efemeridi", raccolta diaristica che ci offre un incredibile affresco della società della seconda metà del Settecento. (da Wikipedia)
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Segrate, Arnoldo Mondadori Editore 2022, cm.13x20, pp.312, brossura copertina figurata. Collana Oscar Moderni. «Un ragazzo sale su di un albero, si arrampica tra i rami, passa da una pianta all'altra, decide che non scenderà più. L'Autore di questo libro non ha fatto che sviluppare questa semplice immagine e portarla alle estreme conseguenze: il protagonista trascorre l'intera vita sugli alberi, una vita tutt'altro che monotona, anzi: piena d'avventure, e tutt'altro che da eremita, però sempre mantenendo tra sé e i suoi simili questa minima ma invalicabile distanza. Ne è nato un libro, Il barone rampante, piuttosto insolito nella letteratura contemporanea, scritto nel 1956-57 da un autore che aveva allora trentatré anni; un libro che sfugge a ogni definizione precisa, così come il protagonista salta da un ramo di leccio a quello d'un carrubo e resta più inafferrabile d'un animale selvatico. Il vero modo d'accostarci a questo libro è quindi quello di considerarlo una specie di Alice nel paese delle meraviglie o di Peter Pan o di Barone di Münchhausen, cioè di riconoscerne la filiazione da quei classici dell'umorismo poetico e fantastico».

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