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#208233 Regione Toscana

Toscani un pò speciali: Gli spaventapasseri.

Autore:
Editore: Alinea Editrice.
Data di pubbl.:
Collana: Coll.Storia Locale.
Dettagli: cm.24,5x22,5, pp.165, num.ill.e tavv.a col.nt. legatura ed. cop.ill.a col. Coll.Storia Locale.

EAN: 9788881253456
EUR 25.00
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Presentazione di Alberto Bracaloni. GIL Regione Toscana Centro di Documentazione. Firenze, 1992, cm.17x24, pp.XI,451, brossura
EUR 10.00
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#246359 Regione Toscana
Pubbl.del comune di Rufina. Presentazione di Tiziana Baglioni. Firenze, Polistampa 2010, cm.16x24, pp.122, num.figg.bn.nt. brossura cop.fig. Silvano Stagi è stato sindaco di Rufina, lambita e talvolta minacciata dalla Sieve, per quasi tre lustri, fra gli anni Cinquanta e Sessanta, in tempi di confronto politico duro ma leale. La sua narrazione non è una cronistoria delle vicende del paese e neanche un'autobiografia: piuttosto, un affresco dipinto coi colori della complicità e della nostalgia che gravita intorno alla strada dove Stagi è nato e vissuto, ufficialmente via Cesare Battisti, detta comunemente via della Nave oppure, per farla breve, il Corso o "dietrosieve". L'affresco di una comunità dove bastava girare l'angolo per andare nella via principale di Rufina e ti pareva di essere in un altro mondo. Gente laboriosa, semplice, divisa talvolta da piccoli litigi ma profondamente unita, che ha attraversato il fascismo e la guerra, la ricostruzione e i tempi difficili delle conquiste politiche e sociali delle classi subalterne, fino a oggi. Una casa comune dove tutti si chiamavano col soprannome: Milano e la Boria, Fecce, Pille, il Ficio e poi Tredicino, Veccia, Bistino, Dreolino, Certino, le vittime designate degli scherzi, Schicchero e il Corazziere, i renaioli Ghindo e Bùghere. La banda, la Pippolese, la festa dell'uva col Nannoni che faceva Bacco, le serenate e qualche incontro ravvicinato col babbo della bella. Cortei politici e processioni religiose col tamburino Lilli che scandiva il passo a ritmo sincopato. Notti passate a "far tardi", scherzi tremendi, ma senza ferocia, tipi inimitabili e la "Ribollita" dove si ballava...

EAN: 9788859607854
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Prima edizione di questo racconto ambientato nel dopoguerra e scritto nel 1951, pubblicato in questa edizione per la prima volta insieme ad altri tre romanzi di Pomilio e cioè: --L'uccello nella cupola. --Il testimone. --Il nuovo corso. Milano, Rizzoli 1969, cm.13,5x21, pp.404, legatura editoriale, sopracoperta trasparente in acetato. Coll.La Scala. Prima edizione.
EUR 19.00
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#301743 Filosofia
Traduzione di Claudiana Fumagalli. Prefazione di Marcel Jouhandeau. Milano, Medusa Edizioni 2017, cm.12x15, pp.130, brossura con bandelle. Collana Le Api,30. “Nato il 10 agosto 1900 a Parigi da genitori parigini, il che gli permette di avere l’aria slava. Liceo, Sorbona, facoltà di diritto. Servizio militare fino alla fine del 1923, da qui l’impressione di vivere veramente soltanto dopo alcuni mesi. Non è stato né in Tibet, né in Groenlandia e neppure in America, ma i viaggi non fatti in superficie ha cercato di farli nel profondo. Così può vantarsi di conoscere bene certe strade e i loro alberghi di giorno e di notte. Ha orrore di tutti gli estetismi, sia che si tratti di quello di Oxford e dei pantaloni larghi, sia di quelli dei rimorsi di cinema con le loro case di traverso, quello dei negri e del jazz, delle sale da ballo e dei pianoforti, ecc. Per i romanzi futuri vorrebbe trovare personaggi così nudi, viventi come i coltelli e le forchette che rappresentavano gli uomini e le donne nelle storie destinate a rimanere inedite ma che lui raccontava quand’era bambino. Aveva iniziato le ricerche per una tesi di dottorato in lettere su “Diderot romanziere” quando, con Marcel Arland, Jacques Baron, Georges Limbour, Max Morise, Roger Vitrac, fondò una rivista, “Aventure”, che gli fece dimenticare l’ottocento e il novecento. Fu allora che conobbe Louis Aragon, André Breton, Paul Éluard, Philippe Soupault, Tristan Tzara e un giorno, davanti a un quadro di Giorgio de Chirico, ebbe la visione di un mondo nuovo. Trascurò definitivamente il vecchio granaio logico-realista, capendo che era da vigliacchi rinchiudersi in una mediocrità ragionevole e che, nei veri poeti, non trovava né giochi di parole, né giochi d'immagini, ma li amava – e fra tutti in particolare Rimbaud e Lautréamont – per il loro potere liberatorio. Ha partecipato alle prime esperienze ipnotiche da cui André Breton trasse spunti per il suo “Manifesto del Surrealismo”. Ha quindi potuto constatare di persona che il surrealismo era il meno letterario e il più disinteressato dei movimenti e, persuaso che non c'è vita morale possibile per chi non è docile a seguire le vie sotterranee o si rifiuta di riconoscere la realtà delle forze oscure, ha deciso una volta per tutte e col rischio di passare per un Don Chisciotte, un arrivista o un pazzo, di cercare, attraverso le sue azioni e gli scritti, di abbattere le barriere che limitano l'uomo e non lo sostengono” (Dall’“Autobiografia” di René Crevel). Prefazione di Marcel Jouhandeau.

EAN: 9788876983627
EUR 13.50
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