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I limiti della scena. Spettacolo e pubblico nell'Italia contemporanea (1945-1991).

Autore:
Editore: Linea D'Ombra.
Data di pubbl.:
Collana: Coll. Aperture.
Dettagli: cm.10,5x19,5, pp.106, brossura Coll. Aperture.

EAN: 9788809007093
EUR 8.00
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Roma, e/o 1997, cm.12x18, pp.115, brossura copertina figurata a colori. Coll.Tascabili e/o. Tre nomi prestigiosi della cultura italiana, impegnati a vario titolo nel giornalismo, discutono su miserie e splendori dei nostri media e tracciano un bilancio severo del nostro sistema di informazione. Il libro è il risultato di un incontro sul giornalismo italiano durante il quale i tre autori hanno parlato dei loro diversi modi di intendere e vivere il giornalismo. Dalla posizione più radicalmente negativa di Fofi, a quella più positiva di Lerner, passando per le critiche di Serra, il libro raccoglie tre contributi intelligenti a un tema sempre molto interessante.

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Milano, Medusa 2017, cm.12x15, pp.99, brossura copertina figurata a colori. Collana Le Api,25. Per tutto il corso del Novecento, fino agli anni Ottanta e Novanta, la sceneggiata è stata la forma di spettacolo prediletta dal proletariato napoletano e campano, dal cosiddetto sottoproletariato urbano - in realtà proletariato marginale - e dal mondo contadino che, quando era costretto a entrare in città, trovava il suo svago al teatro Duemila o al Trianon, vicini alla stazione ferroviaria e a piazza Garibaldi. Gli spettacoli erano tre al giorno, la mattina alle 11, il pomeriggio alle 6, la sera alle 9 e il programma cambiava di settimana in settimana, e si provava il nuovo copione nell'unica mattina in cui il teatro era chiuso. Come nel teatro dell'Ottocento, la compagnia aveva attori in ruoli fissi: al centro, "isso, essa e 'o malamente" e la coppia comica. La scena era il vicolo, e simili erano le storie narrate: l'innocenza insidiata, i buoni e i cattivi, un vicinato partecipe. Tutto diventava pubblico, tutto tornava strada. Al quinto atto, la canzone che dava il titolo a ogni testo e ne riassumeva vicenda e sentimenti. Ci fu un tempo in cui il popolo produceva la propria cultura, le proprie forme di spettacolo, la propria musica. Aveva gusti e idee propri e non quelli imposti dal potere attraverso comunicazioni di massa artefici di una cultura omologata e massificata. È utile ricordarlo.

EAN: 9788876983832
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