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#320552 Orientalistica

I simboli cinesi di vita e di morte.

Autore:
Curatore: A cura di Berera F.
Editore: Jaca Book.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.24x12, pp.112, illustrazioni. brossura copertina figurata a colori. Collana Jaca Book Reprint. medicina Tradizionale Cinese. Il pensiero.

Abstract: "Il drappo funerario, detto di Mawangdui, è dispiegato davanti a noi. È un oggetto superbo. Il colore sontuoso, reso più sorprendente e misterioso dai duemila anni di permanenza sotto terra, si estende sulla seta bruna. Grazie all'intreccio di animali fantastici, alla nettezza, all'eleganza e al vigore dei personaggi, alla nobiltà degli atteggiamenti, alla bellezza dei tratti dei contorni, alla fermezza del disegno calligrafico, alla sicurezza delle tecniche utilizzate e allo stato eccezionale di conservazione, noi abbiamo un oggetto d'arte di prima qualità e un inesauribile documento di informazioni per la storia e per l'archeologia. Ci viene offerta una sintesi potente e semplice della vita, così come poteva essere rappresentata con immagini, all'epoca dell'instaurazione dell'Impero, iniziato dai Qin (221 a.C.) e affermatosi con gli Han (206 a.C.-220 d.C). Coloro che, come noi si appassionano a un'interpretazione rigorosa, certo, ma ricca ed elevata della vita, studieranno con attenzione questo incontro con la mitologia, il ritualismo e il pensiero riguardanti il percorso dell'uomo attraverso l'universo, che questo drappo funerario mette sotto i nostri occhi. Vi è di che sognare, di che pensare, vi è materiale da meditare e su cui ragionare; materiale che ci ammaestra su quello che è la vita e sui «passaggi» che occorre affrontare per realizzarne al meglio l'immensa proposta." (Dall'Introduzione).

EAN: 9788816371644
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Torino, Einaudi Ed. 2009, cm.14,5x22, pp.240, legatura ed.soprac.fig.col. Coll.Passaggi. L'unità nazionale del nostro paese è sempre stata malsicura, minacciata, mai veramente attuata. E non si può certo dire che in questi anni, cosi vicini al 150° anniversario dell'Unità, il problema si stia risolvendo; anzi, sono sempre più forti quelle spinte che, in forme storiche sempre diverse, hanno puntato a una dissoluzione dello stato unitario. Se ci fu un momento in cui avrebbe potuto essere il Sud, unificato dai Normanni e dagli Svevi, a costituire il nucleo e il motore dell'unità italiana, quell'occasione sfumò e ciò che non riuscì a Federico II dovette aspettare l'Ottocento per essere compiuto. Da subito il grande movimento del Risorgimento rischiò di invischiarsi nella palude dell'anti-risorgimento, ma se i pericoli per l'unità italiana furono nei secoli scorsi il nazionalismo violento e oppressivo del fascismo, o il potere temporale della Chiesa cattolica, non si può dire che oggi manchino le minacce, da una forma di populismo privatistico antagonista del sentimento patriottico, a una decomposizione del tessuto nazionale, presente al Nord in forme provocatorie ma tutto sommato pacifiche, e incombente al Sud nella secessione criminale delle mafie. Eppure, secondo Ruffolo, una speranza c'è. "Realizzare attorno a un progetto nuovo di unità nazionale una vasta rete di solidarietà sarebbe il segno che la "gente", oggi abbandonata all'autoritratto sterile dei sondaggi, può ancora trasformarsi, impegnandosi nella costruzione del suo futuro, in "popolo"."

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