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Il Sentiero dei Mille Draghi. Viaggio, viandanti, donne e sogno nel mito dell'Estremo Oriente.

Autore:
Curatore: Trieste, Civici Musei di Storia ed Arte, 1981-82.
Editore: Acelum Ediz.d'Arte.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.19,5x25,5, pp.XX-156, decine di figg.e tavv.bn.nt.e num.tavv. legatura ed.soprac.fig.a col.

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#201 Arte Varia
Sesto Fiorentino, Villa Corsi Salviati,24 ottobre- 22 novembre 1981. A cura di Maria Pia Mannini. Firenze, Electa Ed. 1981, cm.22x24, pp.127, 66 ill.bn.e alcune tavv.a col.a p.pag. brossura cop.fig.a col.
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Pisa, Ediz.ETS 2006, cm.16x24, pp.112, brossura Coll.Progetti Linguistici. Le parti di questo libro sono brevi segmenti, cui si destina il momentaneo rilievo di un tratteggio, lungo una linea di ricerca lontana dall’essere agli autori stessi tutta evidente. Sono unite da questioni di merito (il latino e la sua proiezione romanza), ma in modo più pertinente da un accostamento metodologico: più che note di linguistica latina, appunti di una riflessione cui il latino funge da occasione. Tale accostamento non è una teoria, e non solo perché gli abbozzi di riflessione che pur soggiacciono alle descrizioni non possono aspirare a tale designazione (e si rifugge qui dall’attitudine, invalsa da decenni in linguistica, all’abuso del termine). Prima ancora che per questo, perché il tratto caratterizzante le ricerche qui presentate è zetetico e non si orienta tanto alla soluzione dei problemi investiti dall’indagine nel quadro dogmatico di una specifica scuola, quanto all’ipotetica messa a punto di un modo in cui tali problemi sono costituibili come dati linguistici primari, suscettibili di un’indagine scientifica. Insomma, i capitoli di questo libro sono contributi pre-teorici e preliminari, destinati all’impostazione metodologico-descrittiva di classici problemi di morfosintassi latina prospettivamente considerati. Nella costituzione della mitologia grammaticale che ancora oggi sta a indiscussa base ideologica della linguistica occidentale il latino ha giocato e giuoca un ruolo mitopoietico. Non è forse priva di senso di conseguenza la proposta di una scepsi che sommuova il fondamento (spesso celato) di idee ricevute tra i cui caratteri sta quello (per nulla trascurabile) d’essere non solo talvolta tecnicamente efficaci ma anche di facile ed epidemica trasmissibilità didattica: tratto del resto tipico dei luoghi comuni. In riferimento a fenomeni specifici, non meraviglierà così di vedere le pagine che seguono mettere in discussione anche nozioni categoriali (pronome? verbo? nome? persona?), provocate, per così dire, allo scopo di verificarne sperimentalmente le reazioni, e interpretazioni tràdite di processi diacronici, che lungi dall’essere veri e propri punti fermi e stabili acquisizioni della disciplina (come sono ritenute) sono totem. Dichiarare quanto a essi il proprio quieto scetticismo, come qui si fa (e adducendo, come si vedrà, qualche argomento), è anzitutto un tentativo di distacco dalla torpida acquiescenza alla ripetizione del già noto, non foss’altro per osservare anch’esso come dato e per comprenderne, ove possibile, gli effetti. È così che nozioni come quelle di grammaticalizzazione e di rianalisi, tipologie morfologiche, valori formali e significati, sono qui convocati per una volta non per (ri)trovare consolatoria conferma, ma per rendere conto della loro effettiva validità. E alla prova dei fatti, ne sortisce un’esigenza di ripristino dell’autenticità dell’appercezione sperimentale, di restauro di condizioni di un ambiente concettuale ripulito e perciò meno inadeguato al farsi fenomenologico di un’attività euristica. In questo che, come si comprende, è ancora lavorìo più che lavoro, a chi qui propone come raccolta provvisoria i provvisori risultati di ricerche altrimenti topologicamente più disperse di quanto in verità esse non siano idealmente, sono infatti apparsi più volte come ostacoli non solo i termini disponibili della disciplina, bloccati talvolta dalla consuetudine al di qua della loro potenzialità espressiva, ma i suoi stessi concetti. Ostacolo più crudamente manifesto, peraltro, ove la ricerca della pertinenza risulta minata più dall’eccesso che dal difetto e la superficiale ridondanza appare infine come manchevolezza profonda. Ma che non di ineffabilità si tratti e che esista in linguistica almeno il modo di porsi domande sperimentali è speranza, se non si vuol dire convinzione, che gli autori confidano di condividere con il lettore.

EAN: 9788846718648
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Fotografia di Diego Poluzzi. Modena, Artestampa Edizioni 2016, cm.23x23, pp.192, legatura editoriale cartonata, copertina figurata a colori. Chi ha detto che bisogna fare un buco per terra per trovare l'oro nero? In realtà, è sufficiente concedersi una camminata sugli Appennini, tra le province di Pistoia, Lucca, Reggio Emilia, Modena e Bologna, per rendersi conto che l'oro nero cresce spontaneamente sulla schiena delle montagne, dipingendo un paesaggio di colori e profumi straordinari. Stiamo parlando del Mirtillo Nero dell'Appennino, specie autoctona e non coltivabile, vero dono della natura. Il vaccinium myrtillus è conosciuto fin dall'antichità per le sue proprietà: antiossidante tra i più potenti, disinfettante, alleato prezioso di vista e vasi sanguigni, è anche buonissimo da mangiare. Questo libro è frutto di un ambizioso progetto di censimento di tutti i luoghi dove è possibile assaggiare e acquistare prodotti a base di mirtillo nero, raccolto a mano con metodi antichi nel rispetto delle meravigliose mirtillaie che confinano con il cielo. Più di sessanta raccoglitori, trasformatori e chef ci accompagneranno in un sorprendente viaggio dalle confetture ai succhi, dai distillati ai piatti gourmet, fino ai rilassanti bagni al mirtillo e al formidabile "miele di crinale". Più che una semplice guida al mirtillo nero, questo volume vuole essere uno strumento per riscoprire la ricchezza della piccola bacca che cresce sulle nostre montagne, curata e difesa da una "armata" pacifica di produttori e creativi che credono ancora nell'amicizia tra l'uomo e il mondo che lo circonda.

EAN: 9788864624082
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